
“Peace at work”
“Questa carovana è come una valanga, che sta coinvolgendo sempre di più i nostri territori, è una valanga di pace. Non la facciamo solo per gli altri, ma anche per noi stessi, per rimettere in moto una coscienza collettiva”. Così il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, durante la presentazione, presso la sede nazionale delle Acli a Roma, della Carovana della Pace “Peace at Work – L’Italia del lavoro costruisce la pace”, la grande iniziativa itinerante delle Acli che da settembre a dicembre attraverserà tutto il paese dal sud a nord per portare nei luoghi della quotidianità – scuole, fabbriche, cooperative, cantieri, università, ospedali, teatri e campi agricoli – un messaggio concreto di disarmo, giustizia sociale e nonviolenza attiva.
Un cammino collettivo che parte dal mondo del lavoro, per denunciare con forza la logica tossica secondo cui “la guerra fa bene all’economia” e per riaffermare l’idea che pace e lavoro sono parte di un’unica visione di società. La campagna ha ricevuto il Patrocinio dell’Ufficio Nazionale per i problemi Sociali e del Lavoro della CEI, della Rete Pace e Disarmo, della Fondazione PerugiAssisi
“Con “Peace at Work” vogliamo rimettere in circolo una parola chiara e radicale: la pace si costruisce con il lavoro, non con le armi né con i dazi. – ha detto il Vicepresidente nazionale con delega alla pace, Pierangelo Milesi – In un tempo in cui si moltiplicano guerre armate e guerre commerciali, la Carovana della Pace delle ACLI attraverserà i luoghi della fatica quotidiana – fabbriche, scuole, cooperative, cantieri, ospedali – per ascoltare, condividere e generare speranza. La pace non è un’utopia disincarnata: è giustizia, è dignità, è disarmo, è futuro per le nuove generazioni. È un processo che ha bisogno di mani, di intelligenze e di comunità. Noi crediamo che l’Italia del lavoro possa e debba essere protagonista di una nuova stagione di dialogo e cooperazione, a partire dal basso. Per questo lanceremo anche un appello europeo, – ha concluso Milesi – perché l’Europa torni a essere un progetto di pace vera, non solo nei proclami ma nelle scelte concrete.”
La Carovana prenderà il via il 2 settembre da Palermo e toccherà circa 60 città italiane – con iniziative pubbliche, assemblee, laboratori di cittadinanza attiva e momenti di dialogo con i territori. Tra le tappe centrali quella che incrocerà la Marcia per la pace Perugia-Assisi del 12 ottobre e una tappa speciale sulla rotta balcanica, organizzata in collaborazione con l’ong IPSIA Acli e il CTA. Passera nelle Marche nei giorni dal 20 al 23 ottobre, toccando la provincia di Ancona il 22.
L’ultima tappa è prevista il 10 dicembre, Giornata Internazionale dei Diritti umani, a Milano mentre l’atto conclusivo della carovana si terrà con una tappa extra a Strasburgo dove sarà consegnato un appello alle istituzioni europee per rilanciare, a partire dal lavoro, una nuova stagione di cooperazione e sicurezza comune, ispirata allo spirito di Helsinki.
Presenti alla conferenza stampa inoltre: Don Bruno Bignami, Direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi Sociali e del Lavoro della CEI, Sergio Bassoli, Coordinatore Rete Italiana Pace e Disarmo e Flavio Lotti, Presidente Fondazione PerugiAssisi.
A chiudere la conferenza, le parole del Presidente nazionale delle ACLI Emiliano Manfredonia, che ha ricordato il senso profondo dell’impegno delle ACLI per la pace:
“Peace at Work è un’iniziativa nata dal basso, con il cuore nel lavoro e lo sguardo rivolto alla pace. La pace non è un lusso: è l’unica soluzione praticabile, la sola via realistica. Dobbiamo imparare a ‘vincere la pace’, non a vincere la guerra. Preparare la guerra in nome della pace è una tragica banalità che apre le porte al male. Dove si è preparata la guerra, si è fatta la guerra. E oggi, quella logica ha bisogno anche di una legittimazione popolare che – fortunatamente – ancora non c’è. Non è la diplomazia a mancare, è la politica che sta fallendo. È più facile scegliere la scorciatoia delle armi che non la via difficile, ma necessaria, della trattativa, della mediazione, del dialogo. Certo non siamo ingenui: siamo realisti. Quello che stiamo vedendo in questi giorni a Gaza è qualcosa che supera ogni immaginazione, è in atto un vero e proprio sterminio, ogni giorno si aggiungono crimini contro l’umanità, bisogna fermare questa strage, come bisogna fermare tutte le guerre. Non vogliamo essere ricordati nei libri di storia come quelli che hanno assistito in silenzio a un genocidio, che non hanno fatto nulla mentre a Gaza morivano innocenti. Abbiamo visto con i nostri occhi le ferite aperte della guerra in Ucraina e nei Balcani. E siamo convinti che la pace non sia un sogno astratto, ma un processo concreto che chiede coraggio, giustizia e partecipazione. La pace è il primo dei diritti, è un bene indivisibile. La Carovana della Pace non è un atto simbolico, ma una scelta politica e culturale forte: rimettere al centro il lavoro, la dignità, la legalità e la comunità come strumenti per disarmare i cuori e costruire futuro. La Carovana è un cammino che ci mette in discussione, un invito a tutti, anche a chi ha visioni diverse, perché la pace o è di tutti o non è. Certo non ci facciamo illusioni: non risolveremo da soli i conflitti globali, ma possiamo seminare relazioni, costruire dal basso una diplomazia nuova, delle persone e delle città.
La pace è come la democrazia: nasce dal basso, si nutre di legami, si costruisce insieme. E noi vogliamo benedire questo tempo, non maledirlo: renderlo un tempo buono, fecondo, di speranza.”
La foto del post è di Elena Galimberti